LA STORIA DELL’AUTO ELETTRICA
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“ AGLI ALBORI DEL PROGETTO “ECO ECO ELCAR”SONITA: “ECONOMICA, ECOLOGICA, ELETTROCAR” PER TRASPORTO PERSONE, PICCOLI ANIMALI E PRODOTTI
L'auto elettrica a batteria, denominata sin dai suoi albori BEV, fu una tra i primi tipi di automobile ad essere inventata, sperimentata e commercializzata. Tra il 1832 e il 1839, l'imprenditore Scozzese Robert Anderson inventò la prima carrozza elettrica nella sua forma più cruda.
Sempre in quegli anni il lungimirante professore Sibrandus Stratingh nativo di Groningen, in Olanda, progettò una piccola auto elettrica, costruita successivamente dal suo fedele assistente Christopher Becker nel 1835.
Il miglioramento delle batterie, dovuto ai francesi Gaston Plante nel 1865 e Camille Faure nel 1881, consentì il fiorire dei veicoli elettrici. E proprio la Francia e la Gran Bretagna furono le prime nazioni testimoni dello sviluppo del mercato delle auto elettriche.
Alla fine del XIX secolo, prima del dirompente avvento del potente ma inquinante motore a combustione interna, le auto elettriche detenevano molti record di
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velocità e di distanze percorse con una carica.
Tra i più notevoli traguardi raggiunti in quell’epoca di grande sperimentazione, va ricordato senza ombra di dubbio quello ottenuto il 29 aprile del 1899 da Camille Jenatzy che nel suo veicolo elettrico 'a forma di razzo', La Jamais Contente raggiunse la strabiliante velocità massima di 105,88 km/h, abbattendo per la prima volta la barriera dei 100 km/h. Ma facendo un piccolo balzo in avanti nel tempo, scopriamo che i primi veri veicoli elettrici a batteria (BEV), diffusi su larga scala e prodotti per esempio dalle ditte Anthony Electric, Baker Electric, Detroit Electric ed altri, nel corso dei primi anni del XX secolo, per un certo periodo di tempo vendettero di più rispetto ai veicoli a benzina. A causa dei limiti tecnologici delle batterie però, e della mancanza di una qualsiasi tecnologia di controllo della carica e della trazione (a transistor o a valvola termoionica), la velocità massima di questi primi veicoli elettrici era limitata a circa 32 km/h. In seguito questi strumenti di mobilità, destinati a prevedere un futuro lontano da loro ma ormai vicinissimo a noi, vennero commercializzati con successo come town car (veicoli di quartiere o di paese) a clienti delle classi più agiate. Non solo, ma venivano spesso venduti come veicoli appropriati al sesso femminile, in quanto molto semplici da utilizzare, puliti e poco rumorosi.
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Ma la vera rivoluzione rispetto ai cugini a combustione classica, era il fatto che non necessitavano di frequenti rabbocchi dell'acqua del radiatore, dell'olio, o della sostituzione delle candele. Per non parlare dei tempi tecnici quasi mensili legati ad interventi specializzati quali il grafitaggio e la pulizia del motore.
Dall’inizio del XX secolo in poi molti inventori e centinaia di aziende in tutto il mondo, si sono avventurate nella produzione di veicoli elettrici ad impatto ambientale zero. Come dimenticare una suggestiva quanto peculiare immagine del 1913 che ritrae Thomas Edison ( l’uomo inserito ai primi posti tra gli inventori più importanti degli ultimi 1000 anni, padre e inventore della lampada ad incandescenza) proprio mentre sta ammirando un auto elettrica.
Da questa prima analisi storica, possiamo evidenziare come scavalcati i primi anni del ‘900 caratterizzati da sperimentazioni di ogni genere e tipo, ( dove troviamo tra le altre la prima auto elettrica realizzata dall'azienda italiana STAE, dotata di un motore elettrico in posizione centrale da 10cv con un'autonomia di 80-90km a una velocità di 30 km/h di cui un esemplare fa parte della collezione permanente del Museo nazionale dell'automobile di Torino), ci ritroviamo agli anni d’oro del secondo dopoguerra dove incalzarono moltissime produzioni.
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Facendo un balzo in avanti,quindi, nella storia del veicolo elettrico ci troviamo inevitabilmente negli anni del boom economico e cioè tra gli anni ’50 e ’60. In questo periodo venne lanciata sul mercato dalla Henney Kilowatt, la prima auto elettrica moderna (controllata da transistor), capace di percorrere le autostrade a velocità di più di 95 km/h, dotata addirittura di freni idraulici moderni.
Pochi in realtà i veicoli prodotti, si dice meno di 100, tant’è che per arrivare ad una produzione di larga scala bisogna attendere la fine degli anni ’70 quando debuttò sul mercato il piccolo monoposto denominato Sinclair C5 che raggiunse e superò la strabiliante quota di 12.000 pezzi venduti. Negli stessi anni in svizzera venne presentata la Pilcar, una automobile a propulsione elettrica costruita, dal 1977 al 1979, nell'omonima azienda, fondata a Ginevra dalla "Eletricité Neuchâteloise SA" e dalla "Société Romanda d'Electricité". L'intenzione della Pilcar era di produrre vetture elettriche per le grandi città che, già negli anni settanta, iniziavano a soffrire le conseguenze di inquinamento e movimentazione dovute alla numerosa presenza di veicoli a motore. In particolare, gli scopi progettuali erano di evitare le emissioni in atmosfera e di risolvere il problema dei parcheggi, attraverso la propulsione elettrica ed il ridotto ingombro dei veicolo.
Grande invenzione e lungimirante idea quella della Pilcar.
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Ma l’uomo si sa. Da sempre è votato, per egoismo personale, e scarsa cultura della preservazione, ad applicare in maniera mera e estremamente pratica il primo principio edonistico: ottenere dalla propria attività economica il massimo utile con il minimo sforzo. E all’interno di questo concetto, all’apparenza molto ampio e proficuo, si celano in realtà le vocazioni meno elevate.
Per spiegare al meglio questo ragionamento bisogna pensare all’avvento e al grande successo che i veicoli a combustione classica hanno avuto nell’ultimo secolo e mezzo di storia. Più veloci, certo, ma decisamente più impattanti a livello ecologico e sicuramente meno attenti ad eventuali controindicazioni ambientali legate alla salute dell’essere umano. A remare contro, inoltre, a quel particolare e futuristico quadriciclo elettrico Pilcar, fu sicuramente il periodo storico.
Tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 infatti, non si può certo dire che la cultura globalizzata delle grandi industrie e dell’opinione pubblica fosse attenta alla problematiche comunitarie legate all’inquinamento e all’ecologia. Negli ultimi anni, invece, sul mercato si sono alternati prototipi di ogni tipo e per ogni gusto. Di varie dimensioni, colori e forme, ma quasi tutti esteticamente poco appetibili e soprattutto poco agevolati da veri e propri programmi volti ad un’attenzione esemplare dell’ecologico. Poco spinti, inoltre, da piani di comunicazione forte e
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mirata, che rendesse chiaro e credibile un nuovo concetto di Eco Mobilità. Quasi come se si dovesse gioco forza penetrare in un mercato che ha tempi ormai maturi, con la speranza però che la cultura ecologica delle persone non sia così attenta da credere fermamente che il futuro abbia il massimo riscontro nel rinnovabile e nel riciclabile e non nella conservazione di stereotipi che non ci possiamo più permettere, perché il nostro pianeta ormai ci sta chiedendo il conto.
CARATTERISTICHE RICERCATE DA SONITA
SONITA si inserisce nella storia mondiale dei veicoli elettrici con il progetto EEELCAR“ ECONOMICA, ECOLOGICA, ELETTROCAR” PER TRASPORTO PERSONE, PICCOLI ANIMALI E PRODOTTI, quale prodotto al servizio dello sviluppo e del progresso senza creare scompensi ai cicli naturali, da il via alla nuova era, dando dell’impiego delle risorse terrestri senza impoverire, il Pianeta e le conoscenze acquisite con il progresso nonostante i danni arrecati.
Eccoci allora giunti nel nuovo millennio con i propositi migliori e con l’intenzione, vera o presunta, di modificare il sistema di mobilità prevalentemente basato su veicoli a “petrolio”. Le difficoltà sono molte e la costruzione e produzione di veicoli elettrici devono affrontare molteplici problemi legati alle caratteristiche tecniche
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del prodotto e ai costi effettivi di produzione. “CARATTERISTICA RICERCATA DA SONITA”.
Per essere veramente ecologiche le auto elettriche devono pesare poco. E questo è uno standard fondamentale in quanto più un veicolo è pesante e più consuma energia. E dal momento che attualmente la maggior parte dell’energia elettrica è ancora prodotta tramite la combustione del petrolio, un auto elettrica eccessivamente pesante finirebbe con il consumare indirettamente una quantità di carburante fossile paragonabile a quello di un veicolo tradizionale, causando inoltre le medesime emissioni di CO2 in atmosfera. Il primo obbiettivo quindi è quello di rendere il veicolo leggero. “CARATTERISTICA RICERCATA DA SONITA”.
E per alleggerirlo bisogna per esempio utilizzare materiale plastici “compositi”, magari in parte riciclati e possibilmente in gran parte riciclabili, che garantiscano la leggerezza e fondamentalmente la resistenza agli urti e quindi la sicurezza. “CARATTERISTICA RICERCATA DA SONITA”.
Uno studio recente rileva che il mercato, ma soprattutto l’opinione pubblica si sta aprendo ad un nuovo concetto di eco-sostenibilità legata alla mobilità di massa “CARATTERISTICA RICERCATA DA SONITA”. Il veicolo elettrico inizia ad ottenere
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i favori e gli apprezzamenti del cittadino ma deve ancora affrontare sfide non indifferenti per affermarsi nel panorama economico mondiale. Abbiamo evidenziato come necessariamente il costo contenuto, la leggerezza, la sicurezza, l’ecosostenibilità e la longevità, siano caratteristiche fondamentali per catalizzare l’attenzione generale e per determinare la qualità di un veicolo elettrico come si conviene.
Nell’offerta delle grandi realtà costruttive il punto cruciale è legato ai costi dei componenti e di produzione che ne determinano successivamente il prezzo di commercializzazione. Questo ostacolo rimane ancora apparentemente invalicabile, è pressoché impossibile trovare un veicolo elettrico che abbia attualmente un prezzo finale accessibile alle tasche dei cittadini comuni o addirittura delle aziende che, farebbero volentieri largo uso di veicoli di questo tipo, possibilmente con caratteristiche da lavoro.
Se possibile l’abbattimento dei costi fissi per le aziende stesse darebbe quello scossone ecologico di in teoria si parla a gran voce ma che in pratica sembra non riuscire a decollare.
Ricapitolando, quindi, i punti fondamentali evidenziati, legati alla produzione e
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commercializzazione in larga scala, è importante sottolineare la necessità impellente di ottenere un veicolo dal costo contenuto leggero, sicuro, ecosostenibile e longevo possibilmente costruito con materiale in parte riciclato e in gran parte riciclabile e con una collocazione, a livello di costo, in una fascia medio bassa.
“TUTTE CARATTERISTICHE RICERCATE DA SONITA”.
Ecco i presupposti che chiede il mercato e che chiede una vera mobilità sostenibile. Le tecnologie non mancano, l’interesse generale è attento e le possibilità ci sono. Allora cosa manca ancora per ottenere un prodotto di qualità che racchiuda tutte queste caratteristiche fondamentali? Una maggiore autonomia ed una velocità piacevole e accettabile. Anche su questi fattori, negli ultimi anni si sono fatti passi da gigante. “ALTRA CARATTERISTICA RICERCATA DA SONITA IN CONCERTO CON L’INDOTTO DELL’AUTO DI TORINO, CON L’INCUBATOIO DI AZIENDE IN START UP CREATO DALLA REGIONE PIEMONTE E CON I PARTNER DI SONITA AVENTI 40-50 ANNI DI ESPERIENZA NELL’ AUTOMOTIVE”.
Sul mercato si trovano veicoli con sufficiente margine di circolazione in termini di durata delle batterie e anche le velocità ottenute sono assolutamente in linea con l’utilizzo che si può fare del prodotto in questione. È quindi in questa situazione che si cominciano a studiare soluzioni di mobilità non tradizionali per concorrere a
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risolvere i crescenti problemi di congestione, inquinamento e carenza di spazio che affliggono gran parte delle città del mondo industrializzato. Si inizia a capire che l’articolato e complesso sistema della mobilità urbana può essere governato solo se un efficace sistema di trasporto di massa è coadiuvato da sistemi innovativi che hanno il compito di inserirsi nei contesti in cui il sistema odierno non può più essere efficace e oggettivamente sostenibile.
In parole più semplici? Il nostro pianeta, sfruttato all’osso dai sistemi attuali di mobilitazione ed i industrializzazione, non può più reggere a lungo seguendo questa direzione. Un concreto ed incisivo giro di vite in tal senso è inevitabile e assolutamente necessario onde evitare di arrivare al ben noto punto di non ritorno. Se da qui al 2020, per ogni 5 nuove auto ce ne fosse una elettrica, l'Italia si troverebbe con una flotta composta per il 10% da vetture che non emettono smog o gas serra, ottenendo un risparmio di oltre 5 miliardi di litri di benzina (oggi il consumo annuale si aggira attorno ai 13 miliardi di litri). E se la nuova flotta di auto con la” spina” fosse alimentata con le rinnovabili invece che da centrali tradizionali, il nostro Paese abbatterebbe le emissioni di gas serra di quasi 6 milioni di tonnellate, l'1,1% del totale nazionale.
Meno auto a benzina uguale meno anidride carbonica che altera il clima e meno
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inquinamento atmosferico che minaccia i nostri polmoni. Ma per far compiere alla mobilità elettrica il balzo in avanti necessario occorrono scelte politiche e amministrative per lo sviluppo delle infrastrutture.
“CARATTERISTICA RICERCATA DA SONITA”
Progetti seri ed efficaci sono quanto mani necessari per evitare il tracollo della sostenibilità ecologica. Le idee sono tante ma il coraggio di lanciarsi in programmi fattibili, soprattutto da parte delle istituzioni, è ancora poco. Eppure le possibilità non mancano. Basta pensare a tutte quelle situazioni dove l’attuale sistema di mobilità potrebbe e dovrebbe essere facilmente deviato su un prodotto idoneo e con un impatto ambientale minimo se non pari a zero. Amministrazioni Pubbliche, grandi complessi industriali, grandi centri urbani, trasporti cittadini e molti altri contesti lavorativi e non, potrebbero usufruire, e giovarsi, di questa mobilità alternativa.
Negli ultimi anni e in moltissime occasioni si è discusso della mobilità globale in numerose convention in tutto il mondo. Grandi eventi hanno sponsorizzato ed approvato l’idea che una sostenibilità della mobilità di massa sia quanto mai necessaria. Studi di prestigiose istituzioni pubbliche e private hanno decretato un solo unico evidente verdetto: non si può e non si deve continuare su questa
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strada.
“CARATTERISTICA RICERCATA DA SONITA”
La mobilità green è l’unica ancora di salvezza per ridimensionare l’attuale situazione generale sulle emissioni di gas serra e il veicolo elettrico ed i suoi simili rimangono l’unica speranza per salvare il salvabile. E i dati sono certi e sotto gli occhi di tutti:
BENZINA ALLE STELLE. Il primo segnale è che il costo della benzina sta lentamente salendo verso i 2 euro al litro. E le forti oscillazioni del prezzo del greggio tendono ad accelerare questa corsa alla crescita. “CARATTERISTICA RICERCATA DA SONITA”
IN CITTÀ SENZA SMOG. Il secondo è che buona parte della richiesta di mobilità si concentra sul traffico urbano, il settore in cui la macchina con la spina ha le migliori carte da giocare. E' una tendenza che si può saldare con lo sviluppo del car sharing e delle flotte aziendali elettriche, contribuendo alla diminuzione delle emissioni inquinanti che costringono i sindaci a bloccare il traffico o a imporre le targhe alterne. In Italia inoltre sta diminuendo il numero dei chilometri percorsi da ogni auto, e su alcune tratte la concorrenza dei treni veloci è molto forte.
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“CARATTERISTICA RICERCATA DA SONITA”
MULTE O INCENTIVI? Il terzo fattore a favore dello sviluppo delle auto elettriche è che il mercato italiano (48 milioni di veicoli in circolazione, di cui 36 milioni di macchine) si presenta particolarmente interessante dal punto di vista delle potenzialità per un passaggio verso la mobilità low carbon perché rischiamo, a causa dei ripetuti sforamenti al tetto di polveri sottili fissato dalla normativa comunitaria, di dover pagare multe molto sostanziose all’Europa. La stessa cifra, impegnata in incentivi alla mobilità carbon free, consentirebbe di raggiungere obiettivi importanti dal punto di vista della diminuzione delle emissioni che producono sia smog che gas serra. “CARATTERISTICA RICERCATA DA SONITA”
I POSTI DI LAVORO. Per produrre oltre 360 mila auto elettriche ogni anno servirebbero circa 35 mila posti di lavoro, senza considerare l’indotto. E' un settore di sviluppo strategico in cui l'industria italiana, che per un ritardo di visione complessiva è stata sorpassata nella corsa verso l'auto elettrica, potrebbe reinserirsi sfruttando una lunga leadership nell'ideazione delle piccole auto, oggi più che mai attuali perché adatte alla città. “CARATTERISTICA RICERCATA DA SONITA”
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IL PORTAFOGLI. Un risultato così straordinario per l'ambiente si combina con un grande risparmio per il cittadino: oggi per percorrere 15.000 km si spendono mediamente in benzina circa 2.200 euro. Con l'auto elettrica non si spenderebbe
più di 300 euro l’anno, ai prezzi attuali dell'energia. Stiamo parlando di un risparmio di circa 1.900 euro anno: meno 85%. “CARATTERISTICA RICERCATA DA SONITA”
UN INVESTIMENTO SICURO. Certo, le auto elettriche costano più di quelle tradizionali. Ma è un investimento che si ripaga in tempi record. La differenza, sul listino, tra una Renault Megane (il modello base costa 20mila euro) e una
Fluence (il modello più vicino, 27.000 euro) è 7mila euro. Con un risparmio sul carburante di 1.900 euro l’anno (160 al mese), la cifra viene ammortizzata in meno di quattro anni (44 mesi).Certo, ad oggi le performance delle elettriche non sono esattamente le stesse di quelle con motore a scoppio: ma anche il tasso d’inquinamento è ben diverso. “CARATTERISTICA RICERCATA DA SONITA”
Questi giovani saranno formati nell’ambito del Progetto “DIVENTO IMPRENDITORE DEL MADE IN ITALY”, UNA RIVOLUZIONE NEL MONDO DEL LAVORO, potranno diventare soci della SONITA ESTERO con la qualifica operativa di istruttori, un grande lancio a entrare nell’imprenditoria: TUTTI SOCI E NON PIU’ DIPENDENTI!!
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AUTO GREEN E RINNOVABILI: IL CLIMA RINGRAZIA. Un’ulteriore spinta alla rivoluzione promessa dalla mobilità elettrica verrà se l’energia che serve ad alimentare i veicoli sarà prodotta da fonti rinnovabili:
- se un’auto elettrica viene alimentata con energia fornita da impianti a carbone, in atmosfera finiscono mediamente 1.821 chili CO2 ( anidride carbonica ) l’anno;
- se l’energia viene da una centrale a ciclo combinato, vengono emessi 824 chili di CO2.
- Zero emissioni, ovviamente, se viene alimentata con il solare o con l’eolico.
- Complessivamente, con 3,3 milioni di veicoli con la spina alimentati da centrali a gas naturale, avremmo emissioni pari a 2,8 milioni di tonnellate per anno di CO2; a 6,1 milioni con il carbone; a zero con le rinnovabili.
“CARATTERISTICA RICERCATA DA SONITA”
Da questi semplici ragionamenti, basati su dati concreti e riscontrabili, nasce il Progetto EEElcar. Un progetto reale ed ambizioso volto ad una nuova mentalità ecologica e globale. Un’idea unica nel suo genere che coniuga un grande progetto industriale attento alle necessità lavorative generali, con una filosofia green che non ha precedenti e che tenta in maniera sincera di chiudere un cerchio eco-sostenibile che sino ad oggi non ha termini di paragone nel mondo.
Da qui si parte, e qui si arriva con SONITA.
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Thomas Edison ed un'auto elettrica nel 1913 ( dal National Museum of American History)
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